La speranza di creare futuro

Incontro al pozzo – domenica 10 febbraio 2019 – Salto di Fondi

Nei momenti bui fa bene avere degli amici accanto: sono loro che sostengono e aiutano a intravedere un po’ di luce, sono loro che medicano le ferite e le accarezzano con gentilezza, senza rimproveri, senza pretese. Abbiamo bisogno di amici così, quando siamo un po’ zoppicanti sulle nostre strade e quando stentiamo a comprendere quel che succede intorno a noi. Meno male che esistono gli amici, meno male che tornano proprio nei momenti giusti, perché sanno che senza di loro potremmo confonderci e disorientarci. O forse perché i loro cuori sono sintonizzati sui nostri. “Vorremmo che il nostro fosse un incontro per crescere nella capacità di responsabilità efficace e di speranza, responsabilità intesa non come un fardello, ma come espressione di una passione per la vita comune.” Così cominciamo a spazzare via i nostri impulsi egoistici, quelli che ci spingono a credere che possiamo salvarci da soli, che la nostra è una vita privata come un’isola, in cui rifugiarci credendoci al sicuro. “Non esiste una VITA che possiamo privatizzare: la vita è comune in ogni caso, sempre. E non conta la previsione, se riusciremo in questo o no, non è necessario fare un calcolo delle probabilità; conta la scelta della speranza che ci rende efficaci. Oggi, proprio in questo tempo così delicato, siamo nella condizione ideale per spezzare una suggestione: la suggestione di essere impotenti di fronte alle tendenze del potere attuale, che nega i diritti e ostenta la criminalizzazione della solidarietà e dell’accoglienza. Essere preda di questa suggestione di impotenza significa rinchiuderci egoisticamente nei nostri confini. La realtà fiorisce invece nell’adesione al bene concreto, fatto di fiducia, accoglienza, solidarietà, educazione.” Queste parole, ci danno la speranza del NON ESSERE SOLI, del poterci sostenere l’un l’altro appoggiandoci ai nostri sogni, alle nostre attese anche se sembrano irraggiungibili.” Perché gli italiani non vogliono accogliere? Forse perché è da tempo che non sono accolti, è da tempo che si vedono negare diritti e servizi. Abbiamo in fondo tutti perso fiducia nella partecipazione. Wislawa Szymborska diceva Tu ed io siamo diversi come due gocce d’acqua: il mondo è lo stesso, il pianeta e la natura sono gli stessi per tutti, l’umanità è la stessa. L’effetto del nostro essere prigionieri di quella suggestione ci fa sentire le forze della prepotenza e dell’ignoranza come più potenti di quel che in realtà sono. Ecco perché dobbiamo tornare a SOGNARE: il sogno non è una fantasia astratta, non è una fuga dalla realtà o una compensazione alle frustrazioni che si subiscono. Sognare … sperare consiste invece nella capacità di restare in contatto con quell’invisibile che è al di sotto della realtà, nascosto nella sua profondità e che ci indica la presenza del futuro. Il futuro è al nostro fianco: futuro è quando noi riusciamo a cambiare lo sguardo e il modo di essere nella realtà. Ciò dà respiro all’affettività, alla ragione e alla coscienza dell’uomo. È capace di vedere una dimensione nuova della realtà, di trovare la via di un bene alternativo. Questa descrizione da non confondersi col fantasticare con il quale spesso abbiamo voluto relegarla, come si trattasse di qualcosa di fanciullesco, questa descrizione appassionata suscita un senso di dolce nostalgia: la nostalgia dell’uomo per il bene, che è come quella del marinaio per il suo mare. “Finché interiormente resteremo convinti che siamo soli e che la solitudine sia la condizione normale della vita, l’unico antidoto che riterremo credibile sarà il potere e ci abbasseremo quindi ad essere schiavi del potere. Dobbiamo invece uscire da questo sepolcro dell’individualismo, dalla disperazione di chi non crede che le relazioni siano la sostanza della vita, per sperimentare una modalità comunitaria di esistenza. Vivere nell’individualismo, vivere solo per sé stessi è un ergastolo: la vita vera è dedicarsi agli altri, esprimere quella passione per la vita che nasce quando la nostra esistenza diventa transitiva, quando cioè ti prendi cura di altri e questi altri li pensi nel bene comune. Allora la vera democrazia ci chiede di uscire di casa, ci chiede di incontrarci, di ricominciare a progettare e di sognare una società diversa. Non è questo il tempo dello sgomento, né della nostalgia, ma il tempo del coraggio e della passione, è il tempo di fare un progetto ampio, ospitale e che soprattutto accolga in sé la dignità umana e la dignità della natura.
No, non è il tempo di fermarsi, arresi, non è il tempo di subire con rassegnazione: è tempo di sprigionare i nostri sogni più belli, di dar voce al futuro possibile e vicino, fatto da un’umanità solidale, giusta e libera. È tempo profumato di amore appassionato per la vita. Parola di amici …


Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è cei_logo_facebook.jpg

Iniziativa sostenuta dai fondi 8×1000
della Conferenza Episcopale Italiana


I commenti sono chiusi.